E’ sempre una buona idea installare e usare i pannelli solari: per la sostenibilità ambientale, per migliorare la classe energetica della propria abitazione, per tagliare in maniera apprezzabile i costi della bolletta. E se mettere un pannello su un tetto può essere dispendioso per una famiglia, è anche vero che l’investimento iniziale può essere ammortizzato con alcuni contributi che permettono di risparmiare nell’installazione e nell’utilizzo dei pannelli solari, o comunque di recuperare parzialmente la spesa. La principale agevolazione in questo ambito è il bonus fotovoltaico, che rientra nelle detrazioni per la casa. Ma gli incentivi e i bonus sui pannelli solari attivi nel 2024 sono diversi. Cerchiamo di fare chiarezza, passandoli in rassegna: ciascuno ha i propri requisiti, le proprie modalità di applicazione e scadenze.
Il bonus fotovoltaico per i pannelli solari
Partiamo dal bonus fotovoltaico, un incentivo che permette di ottenere una detrazione fiscale del 50% sulle spese dedicate all’acquisto e all’installazione di impianti fotovoltaici, fino a un massimo di 96mila euro. È valido sia per le abitazioni indipendenti, sia per le parti comuni in un contesto condominiale. In ogni caso, l’impianto deve essere a servizio di un edificio residenziale. Estendendo l’incentivo all’acquisto di batterie di accumulo (sistemi che permettono di accumulare l’energia prodotta dagli impianti fotovoltaici rendendola disponibile in qualunque momento), l’agevolazione promuove un maggior autoconsumo e una crescente indipendenza energetica, rendendo l’opzione fotovoltaica ancora più attrattiva per le famiglie attente all’ambiente.
Secondo le indicazioni dell’Agenzia delle entrate, il bonus fotovoltaico 50% è valido fino al 31 dicembre 2024 e prevede una suddivisione della detrazione in dieci quote annuali. Per la detrazione fiscale è sufficiente conservare la documentazione comprovante le spese di acquisto e realizzazione dell’impianto fotovoltaico. Non è necessaria una specifica attestazione dell’entità del risparmio energetico. Ed è fondamentale, invece, inviare una comunicazione all’Enea (l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) entro 90 giorni dalla conclusione o dal collaudo dei lavori. È possibile inviare un’eventuale correzione dei dati fino alla presentazione della dichiarazione dei redditi 2024, garantendo più flessibilità nel caso di errori. Il pagamento delle spese, infine, deve avvenire tramite un bonifico bancario o postale che specifichi dettagli come la causale del versamento, il codice fiscale del beneficiario e la partita Iva del destinatario.
Il superbonus 70% e il reddito energetico per installare l’impianto gratis
Per l’anno in corso è attivo anche il superbonus al 70%: permette di recuperare il 70% della spesa per l’installazione di impianti fotovoltaici, attraverso quattro rate annuali. L’incentivo si applica alle spese funzionali all’installazione, con la possibilità di estenderlo ai lavori “trainanti” di efficientamento energetico.
E il reddito energetico? Al momento è attivo solo in poche regioni, ma permette l’installazione totalmente gratuita dell’impianto alle famiglie con disagio economico ed energetico. Il bonus in questione consente ai beneficiari di ottenere un nuovo impianto fotovoltaico domestico grazie al fondo per il reddito energetico, che si occupa di pagare il servizio direttamente al produttore. Si accede all’agevolazione, ovviamente, tramite Isee. L’energia che si produce deve servire solo all’autoconsumo. I destinatari sono i nuclei familiari con un Isee inferiore a 15mila euro, oppure inferiore a 30mila euro con almeno 4 figli a carico.
Si tratta di un contributo in conto capitale previsto da un decreto del 2023 del ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, con l’obiettivo di incentivare la transizione energetica dei nuclei familiari a basso reddito. Le risorse stanziate ammontano a 200 milioni di euro da suddividere nelle annualità 2024 e 2025, con 80 milioni di euro l’anno alle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia e 20 milioni di euro alle restanti regioni o province autonome.
L’impianto fotovoltaico installato deve rispettare i requisiti tecnici definiti dal regolamento del fondo: deve avere una potenza nominale che non sia inferiore ai 2 kilowatt (kW) e non maggiore ai 6 kilowatt. Se si rientra nei requisiti, ogni soggetto può presentare una sola domanda di agevolazione tramite l’apposita piattaforma messa a disposizione dal GSE (il gestore dei servizi energetici), e può beneficiare dell’incentivo una sola volta. Le domande sono esaminate secondo l’ordine cronologico di presentazione.
Il ritiro dedicato e l’Iva agevolata al 10%
Non è finita qui. C’è la possibilità del cosiddetto “ritiro dedicato”, che offre l’opportunità di vendere l’eccesso di energia “non autoconsumata” al gestore dell’energia, con una compensazione specifica per ogni kilowattora (kWh) immesso in rete. Si tratta di un’opzione che rimane valida finché l’impianto fotovoltaico è in funzione, assicurando un guadagno costante dal surplus energetico. Per attivare questo servizio bisogna stipulare un contratto specifico, noto come “contratto di ritiro dedicato”: dura un anno solare, con la possibilità di recesso inviando la disdetta dal portale informatico del GSE almeno 60 giorni prima della data in cui si vuole concludere il patto.
Infine, per l’installazione di impianti fotovoltaici l’aliquota Iva è ridotta al 10% per le abitazioni esistenti e al 4% per le prime case. L’agevolazione si applica a tutti i componenti dell’impianto e le fasi di progettazione, inclusi pannelli, inverter, batterie di accumulo e servizi correlati.
Fonte: Today.it
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