BRINDISI – A Brindisi il tasso di disoccupazione è quasi doppio rispetto alla media nazionale e superiore a quella regionale, con 16.961 domande di disoccupazione presentate nel 2023. E la situazione rischia di precipitare ulteriormente a causa della grande crisi occupazionale scaturente dal disinvestimento di Enel, Basell, Euroapi e Jindal. In questo quadro, Edison starebbe pensando di abbandonare il progetto del deposito di gnl.
Sono questi i punti salienti emersi dal convegno di ieri della Uil dal titolo «Brindisi, quale futuro industriale?». Lo tsunami della decarbonizzazione si sta già abbattendo pesantemente sul comparto industriale. Per questo, dalla Uil parte la richiesta di procrastinare la chiusura della centrale Enel almeno al 2026. La preoccupazione del sindacato è rivolta anche verso Euroapi, la cui crisi potrebbe tradursi in ferie forzate, cassa integrazione e trasferimenti; Basell, con circa 30 famiglie costrette a trasferirsi altrove; Jindal, che avrebbe preannunciato il suo disimpegno dallo stabilimento di Brindisi.
Il parlamentare forzista Mauro D’Attis, nel suo intervento ha voluto rimarcare la «delusione verso Enel». «Cattaneo, con il quale stiamo collaborando, non può immaginare che Enel dopo 40 anni non investa più un euro su Brindisi», ha rincarato il deputato. Anche il sindaco Pino Marchionna è tornato sulla richiesta di smantellamento e bonifica delle aree occupate dalla centrale qualora Enel non fornisca risposte in tempi brevi. Per il primo cittadino, comunque, la città potrà uscire dalla crisi «attraverso l’economia della conoscenza» e non «inseguendo i mostri inquinanti». Proprio per questo ha voluto lanciare la sfida della candidatura a capitale italiana della cultura.
Ma oltre che sul fronte della permanenza delle grandi aziende, problemi si registrano anche sui nuovi investimenti. «Dopo sei anni, Edison – ha affermato Gabriele Menotti Lippolis, presidente di Confindustria – non è ancora riuscita a partire con i lavori, tra proteste e conferenze stampa di annuncio di esposti in Procura. Nella business community ormai si dice di non andare a Brindisi. Edison non si fa perché evidentemente non si vuole che si faccia», ha chiosato il numero uno degli industriali, dando concretezza alle voci secondo cui la multinazionale starebbe valutando di non realizzare più il deposito di gnl. Infatti, l’investimento contempla un finanziamento di 40 milioni di euro provenienti dal Pnrr, ma è necessario che l’impianto venga realizzato entro il 2026.
Per questo, Edison ha più volte ribadito la necessità di avviare il cantiere entro dicembre 2023. E invece non potrà iniziare i lavori almeno fino a giugno 2024, quando il Tar si esprimerà sul contenzioso tra Autorità portuale e Asi in merito alla distanza tra il binario ferroviario e l’impianto. Ma Lippolis ha attaccato anche il ministro Fitto sulla Zes unica e sui Fondi di sviluppo e coesione. «Le zes stavano funzionando, invece adesso con la Zes unica non sta funzionando più nulla. A Fitto avevamo chiesto che rimanessero le strutture territoriali delle zes, invece è stato nominato un coordinatore della struttura di missione come Antonio Caponnetto, preso dalla presidenza del consiglio dove aveva la delega alla disabilità. Queste sono scelte politiche che hanno ricedute sui territori». Inoltre, a causa dei ritardi sullo sblocco dei Fondi di sviluppo e coesione, «al momento le nostre imprese non possono fare più ricerca e investimenti», ha concluso Lippolis.
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