Il fact-checking de lavoce.info passa al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta tocca a Giorgia Meloni: davvero i programmi di Centrodestra e FdI non fanno riferimento a condoni?
Durante il dibattito organizzato dal Corriere della Sera tra i leader di Fratelli d’Italia e Partito Democratico, Giorgia Meloni ha dichiarato:
“Non ci sono condoni nel nostro programma, semmai serve fare funzionare quelli che sono stati fatti in passato: la vera evasione è nel lavoro nero, nelle big company, nelle iniziative dei migranti che aprono e chiudono prima dei controlli, per cui abbiamo chiesto una fideiussione”.
Per quanto riguarda la presenza di condoni nel programma elettorale, in quello del Centrodestra si parla esplicitamente di “pace fiscale e “saldo e stralcio”: accordo tra cittadini ed Erario per la risoluzione del pregresso”. Non c’è scritta la parola “condono”, ma di quello si tratta: agevolazioni e sconti per chiudere la propria posizione debitoria nei confronti dell’erario. Il Centrodestra non elabora molto questa proposta, rimanendo vago sulle modalità di attuazione. Considerando la frequenza con cui i governi dei partiti della coalizione hanno approvato condoni in passato, sembra abbastanza probabile che, in caso di vittoria del Centrodestra, questa promessa verrà mantenuta.
Si potrebbe obiettare che il programma analizzato è quello del Centrodestra, mentre forse Meloni voleva riferirsi al documento di Fratelli d’Italia. Anche in quel caso, però, non si fa alcuno sforzo per nascondere la volontà di fare un condono, se non utilizzando termini diversi dalla parola tabu. Si parla anche in questo caso di “saldo e stralcio” fino a 3 mila euro (una riduzione dell’importo dovuto destinata, ad oggi, ha chi ha un Isee inferiore a 20 mila euro) e di una riduzione delle penali per i creditori morosi oltre quella cifra, introducendo una sanzione forfettaria pari al 5 per cento del debito. Non si tratta chiaramente di una cancellazione totale del debito, ma è comunque una riduzione degli importi dovuti concessa a contribuenti morosi, e, quindi, un condono.
Per quanto riguarda la seconda parte della dichiarazione, quella sulla “vera” evasione da combattere, Meloni ci tiene a sottolineare il ruolo del lavoro nero, delle multinazionali e degli immigrati. Secondo le stime Istat, nel 2019 l’economia sommersa valeva il 10,2 per cento del Pil. È vero che, secondo queste stime, il lavoro nero vale il 4,2 per cento del Pil, ma Meloni si guarda bene dal citare il fatto che la sottodichiarazione vale anche di più: il 5 per cento del Pil nel 2019. Secondo gli stessi dati, per esempio, l’Iva non dichiarata vale il 19,9 per cento del totale che si stima verrebbe incassato in assenza di evasione. Peraltro, una parte consistente dell’evasione avviene a livello di autonomi e piccole imprese, meno soggette a standard contabili e controlli rispetto alle medio-grandi. Guardando ai dati: la propensione alla sottodichiarazione dell’Irpef da lavoro autonomo e impresa (sono le piccole imprese a pagare l’Irpef) era pari al 69,2 per cento nel 2019, contro il 22,8 per cento dell’Ires (cui sono soggete principalmente le società di capitali). Questo non significa che anche il ruolo dell’elusione da parte delle grandi imprese non sia rilevante. Infine, l’imprenditoria straniera rappresenta il 10,7 per cento del totale del tessuto produttivo (per numero, non per dimensione). Anche volendo assumere che tutte si comportino in maniera fraudolenta, risulta difficile immaginare che combattere l’evasione concentrandosi su questo tipo di imprese possa essere una priorità.
Verdetto
Giorgia Meloni sostiene che nel suo programma non siano presenti condoni, ma sia quello del Centrodestra che quello di Fratelli d’Italia parlano chiaramente di misure per la riduzione dei debiti fiscali di contribuenti morosi. Le sue dichiarazioni sono pertanto FALSE.
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