La notizia è riportata dal quotidiano Gazzetta del Sud, con i dettagli del patteggiamento chiesto dall’ex presidente della Reggina Lillo Foti e l’allora amministratore unico Giuseppe Ranieri:
“Alla fine Lillo Foti e Giuseppe Ranieri hanno riconosciuto la propria responsabilità nella bancarotta della Reggina Calcio Spa e sono scesi a patti con la Procura della Repubblica ottenendo un congruo sconto di pena: l’ex presidente amaranto ha patteggiato una pena a 1 anno e 10 mesi; mentre Giuseppe Ranieri, che ricopriva la carica di amministratore unico della società, ha patteggiato una pena ancora minore a 1 anno 6 mesi e 20 giorni”, scrive il quotidiano.
“L’ex presidente Lillo Foti era il principale indagato dell’inchiesta della Procura, che ha voluto fare piena luce su quel fallimento, ed era indagato ‘per avere distratto e occultato beni’ della Reggina Calcio Spa. Indagato con lui per gli stessi reati pesanti è stato anche l’ultimo amministratore unico della Reggina Giuseppe Ranieri. Entrambi, secondo le indagini della Procura, ‘cagionavano con dolo e per effetto di operazioni dolose il fallimento della Reggina Calcio Spa procedendo al sistematico finanziamento dell’attività d’impresa attraverso il mancato pagamento dei debiti erariali’. Secondo le indagini condotte dalla Guardia di Finanza, nel periodo compreso tra il 2010 e il 2015, Foti ‘tratteneva, non versava e si appropriava’ di oltre 614 mila euro di ritenute Irpef; stesso meccanismo lo attuavano per l’Iva. A ciò si deve aggiungere un vorticoso giro di ‘fatture per operazioni inesistenti’. Quando il pm Stefano Musolino ha chiuso le indagini nel 2018 ha annotato che Foti e Ranieri ‘al fine di recare pregiudizio ai creditori e procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto falsificavano, in tutto o in parte, i libri e le altre scritture contabili e li tenevano in maniera da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari’.
Nel bilancio della Reggina Calcio Spa Foti e Ranieri annotavano ‘Crediti vs Comune per migliorie su Stadio Granillo’ per un importo che sfiorava i 3 milioni di euro ‘appostandoli – scriveva il pm – come immobilizzazioni immateriali, con conseguente ammortamento dell’apparente costo’. Dalle indagini, invece, è emerso che quel credito era inesistente, in quanto la maggior parte dei lavori e degli impegni contrattuali assunti dalla Reggina non erano stati rispettati.
La pena minima prevista dal codice penale per il reato di bancarotta fraudolenta è di tre anni di reclusione (fino a un massimo di 10 anni). Il patteggiamento ha consentito a Foti e Ranieri di ottenere uno sconto di pena che ha tenuto conto anche delle attenuanti generiche“.
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